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Pomigliano dà gas e riparte

di Marco Alfieri

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Basta girare per Caivano, Acerra, Casoria. Spazi pubblici degradati, croste di appartamenti cominciati e lasciati a metà, fazzoletti di prato sfrangiati nemmeno buoni per fare un po' di agricoltura. A Somma Vesuviana, sopra la piana dov'è nata l'Alfasud e dove Totò veniva a villeggiare, ci sono vitigni smozzicati in mezzo a qualche villa esotica, come nel Messico disperato. Un'estetica da far spavento. Cinismo e apatia fuori e dentro i bar, rifiuti intombati vicino a casa, nell'ex isola felice dove per anni si sono concentrate relazioni industriali importanti, il tepore di un benessere fragile e un'industria tessile e meccanica. Poi l'asse del potere che si sposta voracemente dal centro alla periferia, trasformandola nel ventre folle di se stessa.
La Romano Autogas è un paradigma per questo. Un'azienda che lavora del suo e fa innovazione nel bel mezzo di una quotidianità infernale, promuove progetti ambientali nelle scuole del circondario e sponsorizza la locale squadra di calcio, prima squadra in serie D e un settore giovanile di 300 ragazzi di cui 60 non pagano per problemi familiari... Scuola e sport, i fondamentali. In una regione che ospita il 16% dei disoccupati d'Italia, dopo la fine dell'intervento straordinario, il taglio dei trasferimenti pubblici post governi Amato e Ciampi, la ripresa dell'economia regionale di fine anni Novanta e il nuovo s-profondo mediterraneo. «Negli anni Settanta l'Alfasud era la seconda azienda europea per tecnologia - s'immalinconisce il signor Antonio - E insieme Pomigliano era una vera città industriale, la seconda Torino. C'era una continuità nella spesa tutto l'anno, non come nell'hinterland contadino del Vesuvio. Quarantacinquemila abitanti e 12 banche, non so se mi spiego. Per questo mi piange il cuore vederla ridotta così».
Nel frattempo, per l'officina girano clienti lituani che studiano gli iniettori Romano. Vogliono sapere in fretta, questi nuovi imprenditori dell'est, e soprattutto fare affari. Posteggiata fuori c'è anche una Lifan bianca, un'auto cinese assemblata in Iran. Costa 8mila dollari. I Romano stanno installando il prototipo di un impianto a metano, embrione di un probabile accordo con la filiale di Teheran. Più nuovi mercati di così...

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